Si discute spesso di divario salariale di genere, ma il concetto è altrettanto spesso poco approfondito. Molti, infatti, credono che le retribuzioni tra uomo e donna siano semplicemente differenti per mansione, ossia che a parità di posizione siano attribuiti salari diversi. Questo è certamente vero per un certo numero di posizioni, ma non è il quadro completo. Il fenomeno è ampio ed articolato e tutt’ora oggetto di approfondimento. Partendo dai dati: nel 2023, la retribuzione oraria lorda delle donne era in media inferiore del 12% rispetto a quella degli uomini nell’UE. Il divario retributivo di genere più elevato nell’UE è stato registrato in Lettonia (19%) e quello più basso in Lussemburgo (-0,9%), secondo i dati diffusi da Eurostat. Cosa vogliono dire esattamente questi numeri?
Come abbiamo detto, quando parliamo di divario retributivo di genere ci riferiamo ad un fenomeno ampio, a più fattori. Eccone alcuni:
- Circa il 24% del divario retributivo di genere è legato alla sovrarappresentazione delle donne in settori dove le retribuzioni sono più basse, come assistenza, sanità e istruzione.
- Le donne lavorano più ore settimanali degli uomini, ma dedicano più ore al lavoro non retribuito, il che influenza le loro scelte di carriera. Un esempio è il lavoro di cura: le responsabilità di cura impediscono a milioni di donne nel mondo di svolgere un lavoro retribuito, come spiega l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e della politica sociale.
- Soffitto di cristallo: la posizione all’interno di un’organizzazione influenza il livello retributivo. Meno di un CEO su dieci è donna. La professione con le maggiori differenze di retribuzione oraria nell’UE è in ogni caso quella dei manager: retribuzioni inferiori del 23% per le donne rispetto agli uomini.
- In alcuni casi le donne guadagnano meno degli uomini per svolgere lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore, anche se il principio della parità di retribuzione è sancito dai trattati europei (articolo 157 TFUE) dal 1957.
Il fenomeno del divario retributivo di genere resta comunque non risolto nell’area dell’UE. Le politiche per una maggiore trasparenza nella retribuzione possono certamente aiutare incentivando trattamenti paritari, ma non è sufficiente, data l’entità del fenomeno. Ad esempio, nel 2023, tutti i paesi dell’UE, ad eccezione di Ungheria e Slovenia, hanno registrato un divario retributivo di genere in termini assoluti più elevato nel settore privato rispetto al settore pubblico. Ciò è probabilmente dovuto alle modalità secondo le quali sono stabilite le retribuzioni nel settore pubblico, ossia griglie salariali trasparenti che si applicano in egual misura a uomini e donne, ma il settore privato ha dinamiche differenti, lasciando alla contrattazione, spesso a livello individuale, il livello salariale.
Altri approcci potrebbero risolvere alcuni problemi più complessi, come quello del soffitto di cristallo (glass ceiling), che rende più difficili le carriere femminili, impattando sulle retribuzioni.
Differenze tra i paesi dell’UE
Le differenze tra paesi UE restano comunque notevoli. Il divario retributivo di genere varia da meno del 5% in Lussemburgo, Romania, Slovenia, Polonia, Belgio e Italia a più del 17% in Ungheria, Germania, Austria ed Estonia. In gran parte dei paesi il divario è però diminuito negli ultimi dieci anni. Un divario retributivo di genere inferiore in alcuni paesi non indica che il mercato del lavoro di quel paese sia più equo, il divario retributivo di genere inferiore può verificarsi in paesi con un tasso di occupazione femminile più basso, dove entrano nel mercato del lavoro soprattutto donne con un potenziale di guadagno più elevato (ad esempio, con un livello di istruzione più alto).
Cosa possiamo fare?
Certamente le politiche dei governi possono influire molto sullo scenario, per cambiare però prospettiva occorre qualcosa in più: investimenti lungo tutto il ciclo di vita, soprattutto in merito a istruzione e competenze per il lavoro, ed incentivare l’imprenditoria femminile. Ridurre il tempo speso in lavori non retribuiti avrebbe un impatto importante, un aspetto sul quale è possibile intervenire con delle politiche mirate.
Fonti e approfondimenti
The gender pay gap situation in the EU, European Commission