Le persone sono la parte più importante di un’azienda. Saperle scegliere è un vantaggio competitivo rilevante. Ma cosa succede quando questo processo di selezione fallisce? Assumere la persona sbagliata non è solo una battuta d’arresto momentanea, è un errore che può innescare una serie di conseguenze economiche, organizzative e culturali difficili da recuperare. Un danno che spesso viene trascurato e che viene trattato come secondario rispetto agli obiettivi di business, ma che agisce in profondità, minando l’efficienza, la fiducia interna e la capacità di crescere dell’organizzazione.
In questo articolo analizzeremo:
- I costi tangibili e intangibili di una selezione errata
- Le dinamiche interne che vengono influenzate da un errore in fase di recruiting
- Come un processo più consapevole può prevenire danni duraturi
1. Il vero prezzo di un errore di selezione
Quando si parla di una “selezione sbagliata”, si tende a pensare a una questione di poco conto: una persona che non funziona, un contratto che finisce e si ricomincia da capo. In realtà, ogni errore in fase di assunzione comporta un costo molto più alto di quanto si immagini. Nelle situazioni più complesse, nei casi in cui il management sia completamente proiettato verso gli obiettivi di business trascurando a lungo la gestione delle persone ed i suoi processi, tornare indietro può richiedere interventi molto dispendiosi per risanare il contesto, tramite interventi organizzativi, consulenze avanzate, nuove assunzioni e formazione. Agire bene da subito, in sostanza, vuol dire avere il controllo dei costi e dei processi. Ecco alcuni esempi di costi diretti generati da una cattiva gestione dei processi di assunzione, più evidenti e immediati:
- Tempo perso dal reparto HR e dai responsabili nell’intero processo di selezione: redazione dell’annuncio, pubblicazione, screening CV, colloqui, feedback, trattative.
- Costi di onboarding: formazione, affiancamento, mentoring e risorse impiegate nei primi mesi.
- Retribuzione erogata durante il periodo in cui il lavoratore non raggiunge performance adeguate.
- Costi di uscita: penali, buonuscite, contenziosi (se presenti).
- Costo della nuova selezione, che riparte da zero.
Secondo uno studio di Harvard Business Review basato sull’analisi di 2700 datori di lavoro, per il 41% una selezione sbagliata è costata tra i 25.000 e i 50.000 dollari in più.
I costi invisibili: i veri nemici della crescita
I danni più gravi però sono spesso intangibili, quindi trascurati. Ma sono proprio questi ad avere un impatto più duraturo e difficile da recuperare. Un occhio esperto può certamente evitarli, ma per molto tempo l’area HR è stata concepita più come un dipartimento amministrativo, ed è tutt’ora così per molte aziende, questo implica che non è presente in azienda l’attenzione necessaria a gestire con cura determinate fasi dell’assunzione e della gestione delle persone. Di seguito alcune conseguenze evidenti:
• Produttività compromessa
Un dipendente non adeguato non solo non porta risultati, ma assorbe tempo e risorse degli altri, generando rallentamenti nei progetti, errori ricorrenti e mancanza di iniziativa. Il team deve colmare le lacune, spesso riducendo la qualità del proprio lavoro.
• Effetto domino sul team
L’introduzione di un elemento disallineato provoca tensioni, confusione, malumori. I colleghi percepiscono l’inefficienza, si sentono carichi di responsabilità extra e il morale si abbassa. A volte si arriva a episodi di burnout o a dimissioni inaspettate di collaboratori storici.
• Sfiducia nel processo di selezione
Dopo uno o più errori, le persone all’interno dell’organizzazione iniziano a dubitare della capacità dell’azienda di scegliere i talenti giusti. Questo genera una cultura interna basata sul sospetto e sull’autoprotezione. I manager diventano più chiusi e meno disposti a delegare.
• Danno reputazionale
Una cattiva esperienza può diventare oggetto di recensioni online, passaparola negativo tra i professionisti del settore e danni all’employer branding. L’azienda diventa meno attrattiva e i candidati migliori iniziano a evitarla.
2. Le fasi in cui si decide il successo di una selezione
Una selezione di successo non si gioca solo nella fase del colloquio. In realtà è un percorso complesso, fatto di analisi, ascolto, valutazione e pianificazione. Come abbiamo visto, già la capacità di attratte talenti è legata alla reputazione. Potremmo dire che la gestione del talento ha implicazioni di marketing, perché l’identità di un’azienda è fortemente legata anche a come le persone sono gestite. Non a caso molte aziende investono per acquisire delle certificazioni o dei riconoscimenti delle loro politiche HR. Vediamo nel dettaglio dove possono essere commessi gli errori più importanti:
Analisi superficiale del fabbisogno
Se l’azienda parte dal presupposto che “serve qualcuno” senza definire chiaramente cosa serve, perché serve e con quali caratteristiche, rischia di avviare una selezione “alla cieca”. Parliamo di adeguata progettazione delle posizioni, che implica necessariamente un’adeguata analisi organizzativa e di team: non solo quindi “cosa” farà la nuova risorsa, ma anche “dove”, in quale team e in quale contesto. L’organigramma non serve soltanto a disegnare l’organizzazione aziendale, ma a conoscerne i contenuti più profondi, che sono fatti di competenze, approccio al lavoro, processi, strumenti e cultura aziendale.
Descrizione vaga o poco realistica del ruolo
Altro aspetto fondamentale: una job description generica attira candidature incoerenti. Questo significa tempo. Il tempo è il fattore che influenza tutti i processi aziendali e non è diverso per l’area HR. Al contrario, una descrizione chiara delle responsabilità, delle competenze richieste e del contesto organizzativo filtra a monte i profili inadatti. Ci sono inoltre strumenti avanzati per selezioni mirate, come i test, che aiutano a migliorare la precisione.
Valutazione centrata solo su CV e hard skill
Il CV dice cosa una persona ha fatto, non chi è. Senza un’adeguata valutazione delle soft skill, delle motivazioni personali e della compatibilità culturale, si rischia di scegliere persone tecnicamente valide ma non adatte a una specifica organizzazione. Il curriculum è un documento di sintesi, ma spesso è concepito come l’inizio e la fine della selezione, ciò il punto attorno al quale il processo ruota. Saper andare otre significa saper selezionare.
Processo di onboarding inesistente o frettoloso
Questo forse è l’errore più grave e più diffuso: un onboarding inadeguato. Anche il miglior candidato può fallire se lasciato solo, senza guida, feedback o obiettivi chiari nei primi mesi. Di fatto si sta delegando a una persona che non conosce l’organizzazione di formarsi per l’ingesso in azienda. Quale probabilità di riuscita avrà un’operazione del genere?
3. Quando un errore si ripete: il costo del turnover ricorsivo
Uno degli effetti più gravi di una selezione sbagliata è il circolo vizioso del turnover. Quando un dipendente non funziona e viene sostituito frettolosamente, spesso si commette un secondo errore.
Questo accade perché l’azienda è sotto pressione, ha urgenza di coprire la posizione e non prende il tempo per rivedere le cause profonde dell’errore precedente. Oppure alcune pratiche sbagliate sono diventate prassi, sostituendo sistematicamente le risorse che non si adattano a processi che non funzionano. Questo accade perché si è portati a credere che sia più semplice sostituire singole risorse invece che cambiare i processi. Si tratta di un bias, perché non si guarda il processo in prospettiva e non si calcolano i costi accumulati dal turnover.
Il turnover ha un costo in termini di:
- Interruzione dei flussi di lavoro
- Continua instabilità nei team
- Mancanza di memoria organizzativa
- Perdita di know-how
Nel lungo periodo, questo mina la fiducia del personale interno e può avere effetti devastanti sulla reputazione dell’azienda come datore di lavoro. Non è un’esagerazione: pensiamo ad un’azienda con un ottimo prodotto ma che è considerata come un pessimo luogo dove lavorare. Quanto spenderà in termini di selezione? Avrà a disposizione le persone giuste e preparate per far funzionare la sua organizzazione? Con buona probabilità le risposte sono negative e recuperare una situazione di questo tipo può richiedere sforzi importanti.
4. Come ridurre i rischi e fare scelte strategiche
La buona notizia è che prevenire errori di selezione è possibile. Serve un cambio di mentalità: la selezione non è un’attività amministrativa, è una scelta strategica. Ecco alcune buone pratiche che possono fare la differenza:
Investi nella fase preliminare
Prenditi il tempo per comprendere il vero bisogno, confrontati con il team, analizza non solo i compiti, ma anche le relazioni e le competenze trasversali richieste.
Crea un processo strutturato e coerente
Evita improvvisazioni: utilizza strumenti standardizzati, checklist, criteri di valutazione oggettivi. Tutti i candidati devono affrontare lo stesso percorso di valutazione.
Integra strumenti di valutazione approfonditi
Assessment, test comportamentali, simulazioni e colloqui motivazionali aiutano a valutare la persona nella sua complessità.
Monitora e misura
La selezione non finisce con l’assunzione. Imposta momenti di follow-up nei primi 3-6 mesi per valutare l’efficacia dell’inserimento e intervenire in tempo se necessario.
Affidati a partner HR esperti
Una società di consulenza HR può affiancarti con competenze verticali e un punto di vista esterno, aiutandoti a evitare errori comuni e a costruire un processo di selezione su misura per i tuoi obiettivi.
Conclusioni: la persona giusta al posto giusto
Assumere la persona sbagliata è un errore che poche aziende possono permettersi, soprattutto in una fase storica in cui le risorse umane sono uno degli asset più critici e strategici. Investire in un processo di selezione serio, professionale e personalizzato non è un costo, ma un atto di visione. Significa prendersi cura del futuro dell’azienda, della sua cultura e della sua capacità di crescere. Una persona giusta al posto giusto può cambiare le sorti di un progetto, di un team, di un intero business.
Una persona sbagliata può fare esattamente il contrario.
Fonti
What Makes Your Job Descriptions Stand Out? 13 Key Components, Forbes
Seven “Non-Negotiables” to Prevent a Bad Hire, Havard Business Review